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RANDAZZO (CT) - ATTIVITA' DI SCAVO E RICERCA ARCHEOLOGICA

1. Sulle tracce della “Judaica Randati”

Dal 16 novembre al 16 dicembre 1998, con il pretesto ambizioso di rinvenire il presunto sito del cimitero ebraico di Randazzo, i volontari di SiciliAntica hanno realizzato, in sinergia con la Soprintendenza di Catania, uno scavo archeologico nel giardino dell’ex monastero di San Giorgio.

Attività di Scavi ArcheologiciAttività di Scavi Archeologici

Gli obiettivi prefissati non sono stati raggiunti con questa indagine archeologica che, tra l’altro, deve ancora essere ultimata per avere un quadro organico della situazione. Ciò nonostante, l’accuratezza con cui è stata effettuata l’operazione di scavo, in generale, è stata ricompensata dal rinvenimento tra la massa di terreno argilloso, frammisto a pietrisco, di oltre tredici cassette di materiale di vario genere, forma ed epoca.

Si tratta soprattutto di reperti di epoca moderna (frammenti di vetro, ossa animali, rifiuti delle cucine del monastero, frammenti di ceramica acroma di uso comune e policroma invetriata da mensa, chiodi, relitti di materiale bellico, ecc.); era presente anche qualche singolare intrusione più antica come due frammenti di vasetti a vernice nera del IV-II sec a.C., diverse lamette di ossidiana e una piccola accetta votiva di materiale simile al marmo di epoca preistorica.

A tale proposito, degno di nota è il ritrovamento, quasi in superficie, di un interessante struttura di carattere industriale all’interno del complesso monastico, proprio sotto il piccolo campanile (vedi foto accanto). Si tratta di due condotte, costruite in cotto, di piccola dimensione partenti da un unico punto e divaricando l’una verso Est e l’altra verso Ovest in direzione della vecchia cripta, trasformata in contenitore di acetume.

Tuttavia, la cosa più singolare potrebbe essere la presenza, nell’ultimo strato che riteniamo non debba essere considerato medievale, proprio nella zona a confine tra terreno vulcanico e terreno argilloso, di qualche lametta di ossidiana, inizio probabile di una fase di frequentazione antropica del ciglione roccioso vicino al fiume Alcantara in epoca preistorica, allorquando il fiume era navigabile e pescoso.

Reperto ArcheologicoReperto Archeologico

2. Archeologia urbana a Randazzo tra preistoria e medioevo

La concomitanza dei lavori di ripavimentazione della via Dei Lanza ha spinto Siciliantica a realizzare, nel corso del 2000, uno scavo archeologico nel sito menzionato. Con queste ricerche, i volontari di SiciliAntica, che hanno operato in sinergia con Soprintendenza di Catania, si prefiggevano di riportare alla luce significative stratigrafie dell’epoca medievale e reperti che testimoniassero scorci di vita vissuta nei secoli passati.

Gli interventi di scavo realizzati nell’area urbana, nonostante i limiti dell’indagine a scopo didattico, hanno riportato alla luce testimonianze che rivestono una particolare importanza nella ricostruzione della vita a Randazzo e comunque assai diverso da quanto ci si potesse attendere. Unico reperto del periodo medievale, degno di nota, è rappresentato da un piccolo capitello (pietra angolare?) antropomorfo in arenaria, ritrovato in una sorta di terrapieno tra il materiale di riporto.

Prima che il piccone dei volontari svelasse il mistero, non si conosceva con certezza la presenza dell’uomo a Randazzo nel periodo antecedente la venuta dei colonizzatori greci in Sicilia.

Infatti, al di sotto di uno strato sedimentatosi negli ultimi secoli, invece delle previste stratigrafie relative alla vita dell’abitato medievale, si è trovata una superficie con materiali abbastanza consistenti, relativi al periodo della tarda Età del Rame (2500-2000 anni a.C.), del quale qualche esigua traccia era stata, sporadicamente, individuata già nel 1998, nello scavo di San Giorgio.

Grazie alle indagini svolte dai volontari di SiciliAntica si è potuto stabilire che, nell’attuale centro storico di Randazzo, vi era stanziata una popolazione carnivora e ittiofaga fornita di coltelli in ossidiana di Lipari dalle grandezze e forme più disparate.

Non si sono trovate frecce, ne cuspidi di lancia, strumenti comuni nelle stazioni neolitiche, ma bensì un grosso frammento di ascia-martello in arenaria - tipica dell’Etna, anche se non di pietra lavica - di discreta conservazione e, come si è detto, parecchi coltelli litici. Il ritrovamento è di eccezionale interesse poiché, se si eccettua la testimonianza di contrada Marca a Castiglione di Sicilia, la realtà archeologica di quest’epoca, nella Valle dell’Alcantara, è ancora pochissimo conosciuta. Ad una prima analisi, quello che più contraddistinguono le popolazioni primitive di Randazzo sono le terrecotte elegantemente lavorate, i cui frammenti sono stati rinvenuti mescolati nella terra nerastra. Essi si presentano cotti a fiamma, decorati con forme geometriche combinate ed eseguite con arnesi simili al pettine.

Fra le terrecotte possiamo notare le forme e le decorazioni tipiche delle classi di ceramica di Piano Notaro e di Malpasso con le anse a gomito, risalenti alla tarda Età del Rame.

Come si può comprendere, per via di questa attività di volontariato, al di la delle aspettative ci si è trovati di fronte alla più antica attestazione di vita nel territorio della città di Randazzo, ed è qualcosa di cui non si aveva riscontro.

Così, anche sotto la città medievale dobbiamo aspettarci di trovare tracce di vita preistorica della cultura di Castelluccio, probabilmente di un insediamento primitivo vero e proprio.

3. Scavo archeologico nei pressi della chiesa di San Martino

Attività di Scavi ArcheologiciAttività di Scavi Archeologici

Con il piccolo saggio di scavo (ca. 12 mq) nello slargo adiacente la navata laterale della chiesa di San Martino, un tempo occupata da una navata cappella, i volontari di SiciliAntica hanno potuto notare come anticamente questo settore della chiesa fosse destinato al seppellimento dei morti, molti dei quali infanti (ca. 90%).

Si è, altresì, constatato che solo in pochi, forse i più facoltosi ed importanti - venivano inumati con abiti signorili e ornamenti di un certo gusto (fibule in metallo e collane in osso intarsiato), dentro sepolcri o casse di legno.

Tanto è vero che, a circa 125 cm dal piano di calpestio, abbiamo rinvenuto un antico sepolcro, realizzato in pietra da taglio e intonacato all’interno, coperto da due spessi lastroni di arenaria e sicuramente profanato nei secoli passati.

Reperto ArcheologicoReperto Archeologico

Questo scavo ha rivelato che il lato est del campanile di San Martino ha, forse, apparentemente solide fondamenta poggiando, almeno in questa parte, soltanto su una base di piccoli conci di pietra arenaria, assai friabile, messi in opera sopra uno sperone di roccia basaltica di lava nera.

Gaetano Scarpignato

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