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emanuela evangelista ambientalista 2009

 

 

«Con me vincono i popoli della foresta»

Un riconoscimento agli abitanti dello Xixuau che fanno parte di Amazônia, l’associazione presieduta da Emanuela Evangelista. Conosciamola meglio
di Mariagrazia Semeraro

La paladina dell’ambiente scelta dai lettori de La nuova ecologia tra dieci candidati quest’anno è Emanuela Evangelista, biologa e giornalista che dal 1999 è impegnata nella conservazione della foresta tropicale in Amazzonia, dove vive e lavora. Umilmente afferma che il premio «Ambientalista dell’anno» che riceve non sarebbe meritato senza l’impegno e la collaborazione degli abitanti di Xixuau che compongono l’associazione «Amazônia Onlus» di cui lei è presidente in Italia.
Com’è nata l’associazione «Amazônia Onlus» e come opera?
L’associazione è nata grazie alla volontà degli abitanti dell’Amazzonia, che hanno capito l’importanza della conservazione della foresta. Per questo è stata creata la Riserva Xixuau Xiparina, circa 200mila ettari di foresta primaria e incontaminata nello stato brasiliano di Roraima. Le popolazioni locali, di concerto con l’associazione, si occupano del controllo della pesca, del bracconaggio di specie protette e del taglio illegale di legname. In cambio, l’associazione fornisce loro condizioni di vita migliori nei campi dell’educazione, della salute e dell’economia.
Equali risultati siete riusciti ad ottenere?
Sono state realizzate alcune scuole e ci siamo concentrati sulla prevenzione e sulla cura della malaria. In particolare, dal 1996, quando la malaria colpiva il 100% della popolazione, si è passati negli ultimi tre anni al 5% di casi. Nel settore economico, invece, abbiamo puntato a strategie di sviluppo sostenibile utilizzando le risorse naturali dell’Amazzonia: soprattutto la raccolta della noce brasiliana, presente in Italia nei negozi bio. L’obiettivo è sviluppare attività a basso impatto per l’ambiente, come anche il turismo ecologico. Sono le comunità locali a gestirlo: hanno compreso che uccidere specie protette non è più redditizio di tenerle in vita e mostrarle a reporter e turisti che possono diffondere nel mondo la loro cultura e il loro ambiente naturale.
Lei è membro della Species Survival Commission (Ssc) dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (Iucn).Come si è appassionata alle foreste tropicali?
Non avevo mai pensato di occuparmene prima di andare per la prima volta in Amazzonia per una tesi sulle lontre giganti, animali di cui si hanno poche informazioni e che possono raggiungere i due metri di lunghezza, sempre braccati in passato per la loro pregevole pelliccia. Da allora, ho deciso di vivere e lavorare lì.
Prima la nomination, poi diversi gruppi che sostengono il suo operato in internet e infine il premio. Cosa significa per lei aver ricevuto il titolo «Ambientalista dell’anno 2009»?
Non vedo nel premio una gratificazione personale, ma un riconoscimento per il lavoro svolto da tutti gli abitanti di Xixuau, perché senza la loro collaborazione, senza un matrimonio tra le nostre culture, l’associazione Amazônia non avrebbe valore e non potrebbe operare. Sono contenta che la gente si stia sensibilizzando anche a paesi lontani perché, per la sopravvivenza del Pianeta nell’era dei cambiamenti climatici, è difficile occuparsi di problemi locali se non si guarda soprattutto alle questioni globali. Perché viviamo tutti sotto lo stesso cielo.

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