PROGETTO ROSSO MALPELO 100 SCUOLE ADOTTANO 1000 BAMBINI Secondo i dati forniti dall’ UNICEF oggi nel mondo vi sono 218 milioni di bambini che lavorano.
Con le loro piccole mani cuciono le scarpe con le quali camminiamo, i palloni con i quali giochiamo, fanno i tappeti che arredano i nostri salotti, lavorano nei campi e nelle fabbriche, raccolgono immondizie, chiedono l’elemosina, si prostituiscono. Tutte forme di sfruttamento odioso, inumano, che non dovrebbero più esistere, ma che purtroppo alimentano una parte notevole del sistema economico mondiale. Tra tutte le forme di sfruttamento, quello dei bambini che lavorano nelle miniere è senza dubbio il più odioso e intollerabile. Perché in miniera i bambini sono costretti a lavorare al buio, dentro cunicoli che sprofondano nelle viscere della terra, senza aria né luce, in ambienti malsani, in promiscuità con uomini che a causa del caldo spesso lavorano nella più completa nudità. Per i bambini è naturale avere paura del buio, delle ombre, dei fantasmi, dei rumori improvvisi. Entrare in una miniera provoca un senso di spaesamento, di alienazione dalla realtà che sconvolge e atterrisce persino gli adulti, provate a pensare cosa può succedere nella mente di un bimbo di nove anni che per guadagnare un dollaro o due è costretto a passarvi l’intera giornata, le settimane, i mesi, gli anni. Ogni mattina, ogni santa mattina, quando spunta il sole sul civile Occidente e le madri accompagnano i loro figli a scuola, nel resto del mondo una moltitudine di piccoli esseri scende nel profondo della terra, scava minerali, trasporta pietre e carbone su e giù per anfratti e cunicoli, E quando viene sera e ritornano in superficie, il buio della notte li avvolge un’altra volta e ce li nasconde, a noi, che siamo ben felici di non poter vedere né sentire. Ma quanti sono i bambini che ancora oggi lavorano nelle miniere? Secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Oil) sono più di un milione. Più di un milione. Mio Dio, quant’è più di un milione! Quanto una città. Un’intera città popolata da bambini che vivono sotto terra come topi, abbandonati a se stessi come cani randagi. E noi non riusciamo a vederli. Quando abbiamo iniziato il film, assieme ai miei collaboratori abbiamo deciso che doveva servire a qualcosa. Abbiamo parlato con i tecnici, gli attori, persino le comparse, e tutti sono stati d’ accordo. Avremmo lavorato al minimo sindacale, e tutti gli utili del film, tutti gli utili, sin dal primo euro, sarebbero andati a un progetto che servisse a liberare dalla schiavitù del lavoro nelle miniere il maggior numero possibile di bambini. Liberarli dal lavoro e garantirgli cibo e scuola. Ma quanti bambini e quanti soldi? Ci siamo dati un obiettivo minimo. Cinquecentomila euro per mille bambini. Per realizzare questo obiettivo vogliamo partire dalle scuole, dove ci sono i giovani, gli insegnanti, i presidi, una bella fetta di quella società civile che vorremmo si indignasse e dove, d’altra parte, Rosso Malpelo si studia nei libri di testo. Pasquale Scimeca Il film Rosso Malpelo è stato girato in Sicilia, in quei luoghi dove una volta c’era il più grande bacino minerario per l’estrazione dello zolfo d’Europa e oggi c’è il Parco Minerario di Floristella-Grottacalda. Come già si capisce dal titolo, il film è tratto da una delle novelle più belle e conosciute del grande scrittore Giovanni Verga. Prima di iniziare questo stavamo lavorando a un altro progetto dal titolo Senza terra. Un film da girare in Brasile sulle condizioni di vita dei ragazzi di strada che vivono nelle favelas di Rio de Janeiro. E’ venuto così naturale superare la dimensione verista per una lettura tragica di Rosso Malpelo. La tragedia non ha tempo e non ha storia. La miniera sprofonda nelle viscere della terra dove il tempo e la storia si annullano in sé. Lo sfruttamento e la solitudine dei bambini sono di ogni tempo e di ogni storia. Il neorealismo è l’unico movimento innovativo che il cinema italiano abbia mai prodotto. Dal neorealismo deriva la Nouvelle vague e il Cinema Novo. Il neorealismo deve molto a Verga (La terra trema). La forma è sostanza. La rottura col banale e l’asservimento al potere è sostanza che prende forma attraverso i corpi e i volti dei non attori, la lingua è forma della sostanza, è l’incomprensibilità dei dialetti arcaici-post-moderni con cui si esprimono i ragazzi di strada nelle favelas. La forma della miniera è sostanza; un lungo budello che scende nel ventre della madre (terra) largo un metro e alto un metro e mezzo. In queste condizioni non si possono scegliere le inquadrature, mettere le luci, montare carrelli, costruire scene, fare brillare lustrini, insomma il cinema al suo stato primitivo si libera di tutto il superfluo, di qualsiasi estetica e retorica, finiscono gli alibi, la M.d.P. cessa di essere un nascondiglio per il regista e gira da sola (è successo che per mancanza di spazio e di aria la M.d.P. fosse stata buttata per terra, accesa e lasciata sola con l’attore). La produzione Rosso Malpelo è per un terzo finanziato con fondi della Comunità Europea (POR Sicilia) e per gli altri due terzi è finanziato dai soci della Arbash e dai lavoratori, dai tecnici e dagli attori che hanno deciso di prestare la loro opera con paghe al minimo sindacale. Il progetto I soci della Arbash, i tecnici, gli attori, i lavoratori che hanno partecipato alla realizzazione del film, hanno deciso di comune accordo di dedicare tutti gli utili del film sin dal primo euro, in un progetto finalizzato ai bambini che lavorano o che vivono attorno alle miniere. Per evitare qualsiasi equivoco o fraintendimento, sarà aperto un conto speciale presso la Banca Etica, dove andranno tutti i soldi che il film incasserà nelle sale cinematografiche e con la vendita dei diritti tv. A gestire questo conto saranno chiamate delle personalità di alto valore morale che si faranno garanti con la loro faccia e la loro storia, affinché non un solo euro venga perduto o rubato. Cento scuole adottano mille bambini Questa parte del progetto, realizzato in collaborazione con l’ AGIS SCUOLA, prevede proiezioni del film in cento scuole selezionate su tutto il territorio nazionale. Ognuna di esse, con il ricavato dei biglietti venduti, adotterà un bambino liberato dalla schiavitù del lavoro nelle miniere. L’intero incasso, escluse le spese per l’affitto delle sale cinematografiche e i diritti SIAE, andrà direttamente a finanziare il progetto. Le miniere dove ancora oggi lavorano i bambini sono sparse su tutto il pianeta. Ve ne sono in Asia, in Africa, in America Latina. Dovendo per forza fare una scelta, si è deciso di concentrare le finalità del progetto sulla Bolivia, nella regione del Potosì. Il progetto, elaborato dal MLAL (Movimento Laici America Latina) è il seguente: Breve presentazione del MLAL ProgettoMondo Il Mlal ProgettoMondo è stato fondato e ha operato a partire dal 1966 come associazione di volontariato per la cooperazione allo sviluppo. Si è costituito a Roma come Organizzazione Non Governativa di Volontariato Internazionale il 6 giugno 1972 e nello stesso anno è stato riconosciuto idoneo dal Ministero degli Esteri Italiano a realizzare attività di volontariato internazionale, ad attuare propri programmi di cooperazione tecnica con paesi in via di sviluppo. In 40 anni d'esperienza, il MLAL ProgettoMondo ha promosso circa 270 programmi di cooperazione internazionale in America Latina e in Africa con l’impiego di oltre 850 volontari e cooperanti. Il Mlal, tra le altre attività, è attivo nel lavoro per la tutela dell’infanzia a rischio e nella difesa del diritto all’educazione per bambini e adolescenti. Il contesto di intervento Il progetto interesserà due comuni del Potosi in Bolivia. I comuni interessati sono: Atocha e Cotagaita. La regione del Potosì si caratterizza per il territorio estremamente accidentato ed è da sempre conosciuto per i suoi giacimenti minerari, in particolare di stagno e argento. Le miniere sono di solito collocate nelle pendici dei picchi montani a quote spesso superiori ai 4.500 m. Nelle valli sottostanti le miniere, vivono i contadini, prevalentemente indigeni di etnia quechua. Il Potosì è una delle zone più depresse della Bolivia. Secondo i dati statistici ufficiali il 64,1 % delle abitazioni è priva di elettricità, il 56,6% è senza acqua potabile, il 13,7% dei bambini sotto i 5 anni sono denutriti, il 74,99% delle donne partorisce da sola, il tasso di scolarizzazione tra i 5 e i 24 anni è appena del 41,1%. Atocha e Cotagaita sono realtà molto diverse tra di loro: Cotagaita ha carattere essenzialmente agricolo e rurale; Atocha è profondamente segnato dall’attività mineraria. Eppure queste due realtà risultano fortemente legate e interdipendenti per fattori generati direttamente e indirettamente dall’attività mineraria: migrazioni e contro migrazioni verso le miniere, flusso di prodotti alimentari inquinamento delle falde acquifere causato dalla lavorazione dei metalli. Il comune di Atocha, ospita uno dei bacini estrattivi più grandi del paese: il centro minerario del Chorolque situato ad un’altezza di 4780 m. dove si estrae stagno, argento, antimonio e zinco, condizioni di sicurezza precarie. La popolazione totale presente nel comune é di circa 12 mila persone. In prossimità delle miniere, si creano aggregati urbani improvvisati, con ripari di fortuna, privi di servizi e infrastrutture. In questi aggregati urbani, le condizioni di vita degradanti vanno di pari passo con una situazione sociale di forte crisi: alcolismo, prostituzione anche infantile, violenza, in particolare verso le donne. L’attivitá mineraria ha un impatto drammatico in termini di inquinamento delle risorse idriche. Durante la lavorazione dei minerali vengono utilizzate sostanze chimiche altamente pericolose che vengono poi scaricate nei fiumi senza alcun trattamento. L’acqua contaminata dei fiumi viene utilizzata sia per il consumo umano e animale, sia per irrigazione, rendendo con il tempo completamente improduttivi i suoli. Le malattie per infezioni intestinali sono molto diffuse nella zona cosí come quelle dell’apparato respiratorio. Secondo i dati dell’istituto nazionale di statistica boliviano riferiti all’anno 2003, la percentuale di episodi diarroici in minori di 5 anni é addirittura del 97.84%. Il clima freddo delle pendici montuose, i sistemi deteriorati di distribuzione dell’acqua potabile, l’alimentazione squilibrata sono fattori aggravanti particolarmente per le fasce della popolazione piú deboli: i bambini. Cotagaita è una cittadina agricola di circa 24.000 abitanti situata ad un’altitudine di 2.800 m. nella provincia di Nor Chica. I principali prodotti coltivati sono: pesche, pere, fichi, viti e in misura minore, mais e ortaggi. I terreni coltivati da ciascuna famiglia hanno una scarsa estensione – in media circa 0,8 ettari –. Per i contadini locali, le entrate economiche derivanti dall’agricoltura si limitano alla vendita della frutta che riescono a trasportare nella città di Potosí e del mais secco che vendono nei mercati locali, nei quali si realizza prevalentemente il baratto. La bassa produttività della terra, l’eccessiva parcellazione, l’allevamento poco organizzato fanno sì che la condizione delle famiglie contadine di Cotagaita sia molto difficile. Le attività del progetto PORTARE I BAMBINI A SCUOLA E GARANTIRGLI UN PASTO AL GIORNO. Nel contesto descritto sopra, la realtà dei bambini che vanno a scuola è abbastanza precaria e le politiche pubbliche solo da pochi anni si stanno organizzando per dare un servizio più puntuale. In particolare si sta diffondendo la distribuzione della “merenda scolare”, cioè di un pasto completo in grado di contribuire alla corretta alimentazione dei bambini. In realtà molto povere, la merenda scolare sta dimostrando un impatto importante nel favorire la scolarizzazione e contenere la malnutrizione infantile. Troppo spesso però, queste politiche sono sostenute con le donazioni alimentari straniere, con problemi sia per la qualità del cibo, sia per il mercato locale dei prodotti agricoli, con danni per i produttori locali. Per questo risulta importante incentivare e favorire l’utilizzo di prodotti agricoli alimentari locali. A riguardo sono già state sperimentate alcune esperienze pilota di collaborazione tra scuole locali e le associazioni di contadini (ARCO IRIS e COAPA). In queste scuole si è così potuto attivare un servizio di merenda scolare di buona qualità, variata nei cinque giorni, a base di frutta, latte, pane, farine di cereali e marmellate, con costi assolutamente contenuti, pari a 0,20 € per razione. Sulla base di queste esperienze il progetto favorirà la stipula di una convenzione tra i comuni interessati dal progetto e le associazioni di produttori per l’avvio del servizio di “merenda scolare” nelle scuole dei due territori. Man mano che l’esperienza prenderà piede, inoltre si sosterrà il miglioramento delle attività di trasformazione agroalimentare gestite dalle associazioni contadine, per consentire loro di rispondere meglio alla domanda locale. Il progetto inoltre sosterrà l’attività scolastica attraverso l’acquisto di materiale didattico per le scuole comunali. SOSTEGNO ALL’IMPRENDITORIA FEMMINILE Pur nella povertà del contesto locale, le donne si fanno comunque promotrici di piccole attività economiche che rappresentano utili e importanti forme di integrazione del reddito familiare, quali: produzione di marmellate, preparazione di farine per le merende, attività di piccolo commercio presso il centro minerario del Chorolque. Inoltre, in area rurale, la migrazione periodica degli uomini presso le miniere, fa delle donne il punto di riferimento dell’attività produttiva nelle aziende agricole. Un freno alla capacità imprenditoriale delle donne viene proprio dalla condizione di esclusione e discriminazione sociale a cui esse sono sottoposte a causa dei tratti fortemente macisti della cultura locale. Questi tratti vengono esasperati nei centri abitativi sorti in prossimità delle miniere dove la natura temporanea della permanenza dei minatori sommati ai problemi di alcolismo rende evidente un problema di violenza sulle donne che in realtà è ampiamente diffuso in tutto il territorio regionale. Per questo il progetto promuoverà l’attivazione di gruppi di mutuo-aiuto tra donne per parlare-discutere-socializzare sui problemi che le molte donne affrontano nella loro quotidianità: violenza familiare, alcoolismo, sfruttamento. Questa attività fa da premessa-avvio di strumenti economici (aiuti per l’acquisto del capitale iniziale) e finanziari (fondi di rotazione, microcredito, ecc.) a supporto dell’avvio da parte delle donne di piccole attività economiche, come la trasformazione di prodotti agricoli e il piccolo commercio. Con 300 € si può aiutare una donna dell’altipiano ad attivare una nuova attività economica o a rafforzare un’attività già esistente SALUTE PUBBLICA Alle condizioni climatiche sempre più avverse man mano che aumenta l’altitudine, si sommano cause dovute ad una alimentazione insufficiente e inadeguata, all’inquinamento delle fonti di acqua potabile, alle precarie condizioni in cui i minatori svolgono il proprio lavoro. A riguardo il progetto intende operare in due direzioni; - Attraverso il potenziamento delle attività di prevenzione sanitaria sul territorio, con particolare attenzione alle malattie infantili. Con 3.500 € al mese si può garantire il funzionamento di un Centro di Salute Pubblica. - Migliorando la qualità dell’acqua per uso domestico. Con 20.000 € si può portare l’acqua ad una comunità rurale. Durata e costi IL progetto avrà una durata di 3 anni. Il costo complessivo previsto è di Euro 500.000,00 così suddivisi: 1) Garantire un pasto al giorno a mille bambini che frequentano la scuola. Euro 200.000,00 2) Acquisto di materiali didattici. Euro 30.000,00 3) Aiuto a 150 donne (da sole o in cooperativa) a sviluppare un’attività imprenditoriale. Euro 45.000,00 4) Garantire il funzionamento di un Centro di Salute Pubblica. Euro 125.000,00 5) Portare l’acqua potabile alle comunità. Euro 40.000,00 6) Promuovere attività di socializzazione. Euro 20.000,00 7) Spese generali organizzative. Euro 40.000,00 La realizzazione del progetto è subordinata all’impegno (formale e sostanziale) delle autorità e dei rappresentati locali a non utilizzare i bambini nel lavoro in miniera.
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